UN IMPIANTO È PER SEMPRE?

L’unica statistica disponibile in merito a dove gli italiani decidano di farsi curare a livello odontoiatrico dice che l’89,3% del campione si era rivolto ad un dentista tradizionale mentre il solo 5,5% in una struttura con marchio presente in più città (il restante 5.5% diviso tra strutture pubbliche e estero). Ma per che cosa principalmente?

La terapia per cui ci si rivolge maggiormente alle cliniche commerciali, tanto da farla diventare termine di paragone (e purtroppo parametro di valutazione!), è l’implantologia.
Come già detto, si pensa spesso alla terapia implantare come ad una cosa semplice e risolutiva, migliore della nostra natura stessa, che invece è fatta di osso, gengiva e denti. Ebbene questo è un grosso errore.

Sebbene infatti la terapia sostitutiva con impianti sia una grande acquisizione medica, quasi perfetta per predicibilità, invasività relativa e ottimizzazione dei tempi, anche essa non è esente da rischi a lungo termine. Anche gli impianti possono ammalarsi, esattamente come i nostri denti. Tutto questo con le dovute differenze che, ahi noi, non sono a favore degli impianti.

Mentre la parodontite (la malattia del tessuto di sostegno sostenuta da batteri che alla lunga porta alla mobilità e ,se non trattata, alla perdita dei denti), infatti, può essere curata con buone probabilità di successo, lo stesso non si può dire della perimplantite, cioè della perdita di osso attorno agli impianti, che spesso procede rapidamente ed inesorabilmente.

Grazie all’impianto dentale, avremmo la possibilità di sorridere insieme!

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